La farmacia ed il farmacista stanno velocemente cambiando pelle. Il cambiamento si muove su vettori che riguardano il livello strategico dell’“impresa farmacia” e quello operativo.
Negli ultimi anni sono cambiati i modelli di servizio che generano redditività nella farmacia: siamo passati da un passato di forte rilevanza del farmaco etico ad una sua “marginalizzazione” (nel costruire il margine del punto vendita), lasciando uno spazio crescente a tutto il mondo del prodotto OTC e similari, ma anche – più di recente – ad una pluralità di servizi per la comunità, nel campo della salute ed in quello del benessere e dell’estetica.
La competizione per la farmacia, nel contesto che trascende quello del farmaco etico, è cresciuta. Al di fuori del canale si riscontra un forte aumento di offerta alternativa: dal supermercato, alla distribuzione specializzata (negozi benessere, profumerie, etc.), con un forte incremento dell’offerta on line, da parte di player specializzati e generalisti (le piattaforme: Amazon, ad esempio, ma non solo).
La competizione sta crescendo anche all’interno del canale. Sicuramente con una forte crescita della farmacia on line: i dati delle ricerche Netcomm dicono che gli acquisti on line di “personal care” sono saliti fra il 2020 ed il 2021 dal 2% a 12,8%.
Ma sta mutando anche il panorama della farmacia fisica, di “quartiere”. Si sta velocemente sviluppando la distribuzione organizzata (catene) nel mondo delle farmacie stesse.
Mark Up (su analisi Iqvia) poco prima dell’inizio della pandemia Covid scriveva: “delle oltre 19.000 farmacie italiane, 6.500 sono associate, per un totale di circa 30 insegne fra network reali e virtuali. Di queste, poco più di 2.000 (l’11% del mondo farmacie) si stanno comportando come farmacie aggregate, delegando la gestione degli acquisti alla società capofila, anziché occuparsene direttamente” …. “il modello in catena andrà consolidandosi nel medio-lungo periodo: ci aspettiamo che si passi dall’attuale quota del 13%, che sviluppano un fatturato pari al 14%, al 30% nel medio termine, circa 6.000 strutture, che potranno incidere sul giro d’affari per il 45%.”
Il passaggio dalla farmacia indipendente ad una farmacia “organizzata” (in catene o network, con diversi gradi di libertà) ha conseguenze potenziali per tutti: i farmacisti in primis (si compete su livelli superiori dalla gestione dei costi al marketing di punto vendita), ma anche le grandi e le piccole marche interessate al canale, per non parlare degli stessi consumatori.
Una nota sulla competizione fra grandi marche e piccoli produttori specialisti: le grandi marche, più allenate a gestire un trade marketing “adatto” alle catene organizzate sembrano crescere e dominare più facilmente nelle catene di farmacie organizzate. Questo aspetto però nasconde delle opportunità anche per le piccole marche, perché l’omologazione degli assortimenti delle catene delle farmacie offre chance di diversificazione nell’area delle “specialties” proprio alle piccole marche specializzate. Una opportunità da offrire alle catene di farmacie, così come alle farmacie indipendenti. Una nota incidentale: anche al Cosmofarma 2021 si sono viste offerte interessanti di produttori pronti ad offrire alla farmacia forme di personalizzazione e co-branding del loro prodotto.
Tornando al consumatore: nel rapporto farmacia-consumatore ci sono rischi ed opportunità che richiedono alla farmacia grande capacità di manovra ed adattamento.
Le ricerche sul consumatore dimostrano che il cliente della farmacia, pur apprezzandola, è quasi sempre in overlap nei suoi comportamenti con altri canali: compra in farmacia, quando “ne vale la pena” e questo valore riconosciuto ha a che fare con prodotti ed offerte specifiche ma anche con un ruolo della relazione molto diverso da quello di altri settori e canali.
Come riconosce “sportivamente” la stessa Netcomm nel suo comunicato di maggio 2021 a proposito dell’acquisto on line del personal care:
“Quello del Personal Care è un settore che, insieme a quello enogastronomico, continua a essere fortemente connesso alla sfera offline, con meno della metà degli acquisti effettuati online. Dalla ricerca emergono dati sorprendenti: sono le azioni e gli strumenti di marketing più tradizionali (pubblicità in tv, buoni sconto e pagamento in contanti) a rappresentare i momenti più salienti del journey. L’interazione con un professionista e il passaparola sono momenti «fisici» fondamentali per l’utente che deve acquistare un prodotto di personal care. La ricerca si sposta online quando gli acquirenti vogliono valutare delle alternative più economiche o più vicine alle proprie necessità. Si tratta di un percorso spesso time-sensitive, legato a una esigenza da soddisfare in modo rapido: per questo nasce offline, si sviluppa online e spesso si conclude in uno store
fisico.” (Netcomm, maggio 2021)
La relazione con la persona servita (paziente o cliente che sia) diventa dunque il fattore chiave per la farmacia, sia per quella indipendente che per quella “organizzata”. Banale dirlo, meno banale affrontarne le conseguenze operative: proviamo a tracciare una breve check list utile per chi opera sul campo, farmacisti, operatori del trade marketing interessati ad aiutare la crescita e sviluppo del canale.
Non tutti i farmacisti forse sono pronti per gestire questo delicato processo di cambiamento professionale oltreché organizzativo. I brand, grandi e meno grandi, possono aver un ruolo importante facilitando il cambiamento ed assistendo la farmacia in questa acquisizione di nuova consapevolezza di canale. Anche per loro, per chi di loro volesse agire a fianco del Farmacista, alcuni piccoli consigli:
© Research Dogma 2021
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