Una via per l'innovazione aziendale

“L'innovazione è lo strumento specifico dell'imprenditoria. L'atto che favorisce il successo con una nuova capacità di creare benessere.”

Peter Ferdinand Drucker

 

INNOVARE: LA SFIDA PER MANTENERE UN VANTAGGIO COMPETITIVO DUREVOLE

L’innovazione è  il mal di testa di tutte le Aziende e Organizzazioni.

Quasi sempre le aziende si sono strutturate per crearla. Ma le percentuali di successo faticano a ripagare l’impegno profuso.

In questi casi, cosa è che non funziona? L’osservazione  (e l’esperienza) ci suggerisce che spesso è il modo di lavorare per l’innovazione che non è ottimale e presente delle inefficienze.

Per questo ci siamo impegnati nel trovare una ricetta che aiuti, grazie a un approccio multidisciplinare, in cui intervengono ricerca, consulenza, le neuroscienze e il problem solving ad aumentare in misura significativa il successo dell’innovazione delle aziende.

 

IL PERCORSO IN PILLOLE DI RESEARCH DOGMA A SUPPORTO DELL’INNOVAZIONE

Il percorso delineato è quello a nostro avviso “ideale”. Di seguito gli step a nostro avviso più rilevanti.

  1. Preparare bene il terreno per l’innovazione. Ci riferiamo all’analisi propedeutica ad es. di dati di scenario generale e di categoria, di ciò che fanno i competitor, dei bisogni e trend emergenti, delle informazioni disponibili all’interno, delle ricerche effettuate. Molte aziende dispongono di almeno una parte di queste informazioni. Ma metterle a sistema integrandole ed eventualmente completandole grazie al know-how di un partner esterno, è un altro paio di maniche. I benefit sono molteplici: consente di non partire “from the scratch”, di velocizzare gli step successivi e di cominciare a orientare l’innovazione.

 

  1. Recuperare il Team Working. Parliamo di recupero perché riteniamo che il Team Working sia stato un po’ marginalizzato nel tempo. Eppure è un modo di lavorare a favore dell’innovazione, a certe condizioni, decisamente utile.

Non ricorrevi significa in qualche modo supportare la parcellizzazione diffusa in varie entità quasi “autistiche” delle Aziende, rinunciare a una fertile circolazione e contaminazione delle idee.

Per come lo intendiamo noi, il Team Working è infatti uno strumento utile di attivazione dell’innovazione aziendale e dell’orientamento delle energie dei team aziendali mirata a un obiettivo.

Efficace se però, vengano rispettate alcune buone regole, che vi raccontiamo tra poco.  In poche parole, la sua efficacia dipende da come si fa Team Working.

  1. Coinvolgere anche il consumatore. L’innovazione identificata grazie ad un buon Team Working interno all’azienda è proficuo. Se impatta anche sul pubblico esterno, come accade di frequente, è consigliabile rendere quest’ultimo partecipe del processo, per arricchire l’innovazione di un’ulteriore prospettiva e in modo tale che risponda nella sua realizzazione concreta a bisogni che magari sono sfuggiti al Team Aziendale. Possono esserci più modalità di validazione e affinamento delle idee (e della loro articolazione). Tra queste sicuramente un percorso di tipo qualitativo di co-creazione che vede l’interazione e il confronto tra il team aziendale e i consumatori.

 

 

IL TEAM WORKING AZIENDALE CHE FUNZIONA

Poiché il Team Working ci pare un po’ sacrificato e ne siamo dei sostenitori, gli dedichiamo un approfondimento. Quelli che vi riportiamo sono degli spunti mutuati dalle nostre esperienze. Vi raccontiamo degli aspetti specifici, delle buone prassi, non addentrandoci negli aspetti più macro del percorso che, se di vostro interesse, saremo lieti di condividere con voi.

a. L’obiettivo dell’innovazione da portare al Team deve essere ben definito. Anche se gli obiettivi nascono talvolta da dei problemi, è opportuno trasformarli in risultati da raggiungere, utilizzando un linguaggio positivo. Faciliterà il rilassamento del Team e lo supporterà nel processo, rendendo il compito più leggero.

b. Per una buona innovazione, serve un buon team. Ovvio, ma di fatto, non sempre. Bisogna creare un coro di voci fatto di persone di aree, business unit o rami di azienda differenti, che sono portatrici di visioni specifiche di area e di competenze specialistiche. La scelta dei partecipanti merita una valutazione attenta. Possibilmente non dettata dall’alto e/o guidata dal fairplay che a volte si utilizza (“non possiamo escludere X”), e senza mai dimenticare l’obiettivo. Un’analisi a priori del ruoli da coinvolgere deve tenere in considerazione tutti coloro sui quali l’innovazione avrà un impatto concreto. E’ la premessa perché il risultato finale sia maggiore della somma delle parti e che sia realizzabile.

c. L’obiettivo deve essere chiaro. Non ci possono essere dubbi sullo scopo di un dato team working. I feedback permettono di accertarsene e di correggere, eventualmente, il tiro. Da farsi subito.

d. Occorre creare un rapport tra (e con) i partecipanti e il giusto mood. I partecipanti non sempre si conoscono, o ancora peggio, non sempre vanno d’accordo. Facilitare lo sviluppo di un po’ di empatia, farli uscire dalla loro identità di ruolo, creare un’atmosfera rilassata e di divertissement (che non significa che il task non sia impegnativo), richiede una certa “arte”. Non bastano i manuali di ice breaker. Un ottimo strumento è la risata (che, by the way, favorisce anche la creatività)

e. La creatività va stimolata. Ci sono tanti strumenti tra i quali spaziare, che vengono pianificati di volta in volta. Gli addetti ai lavori li conoscono. Parallelamente, ci sono anche delle tecniche comprovate dalle neuroscienze che chiamano in causa ad esempio i movimenti oculari o che sovra-stimolano (senza affaticarlo) il cervello, creando uno stato di “beata confusione” (più propriamente, know nothing state o flow). Strategie che facilitano le performance e l’accesso alle risorse dell’emisfero destro del cervello, incrementando dunque la produttività e la creatività.

f. La libera espressione delle idee va protetta. Ci sono modi di intercettare la tendenza al giudizio – la cui espressione è spesso camuffata sotto forma di obiezioni – attraverso una fine osservazione delle interazioni e della comunicazione dei e tra i partecipanti, e di bloccarlo in maniera gentile. Competenze di PNL, ad esempio, sono di grande aiuto nel consentire di rilevare i segnali e permettono di intervenire in maniera appropriata.

g. Per arrivare a un risultato concreto, occorre poi selezionare un paio di idee-chiave, quelle che per il Team risultano dotate di maggiori potenzialità. Qui rientrano in gioco i processi cognitivi e il giudizio dei vari specialisti. A fronte di opinioni diverse, fenomeno non raro, effettuare un processo di negoziazione (ben diverso dal trovare un compromesso), generalmente costruisce consenso sulle idee da portare avanti. Spesso di tratta di portare a un livello più alto le contrapposizioni, aiutando i partecipanti a trovare una “terza via”, quella che mette insieme i benefici di un’idea con quelli di un’altra.

h. Anche le idee migliori hanno un rovescio della medaglia. E’ cruciale vederlo, saper prefigurare gli ostacoli alla realizzazione delle idee e trovare le modalità concrete per rimuoverli o superarli. Anche a questo livello il Team è una grande risorsa, proprio perché, a seconda della prospettiva specifica, i singoli partecipanti sono in grado di evidenziare degli aspetti problematici dell’idea che persone che lavorano in aree diverse non vedono. Ed è a partire da ciò che si può procedere alla loro soluzione attraverso tecniche di problem solving.

Lavorare in team richiede poi in ultima analisi una cultura aziendale che lo favorisca veramente, poco direttiva e a bassa competizione. Anche questo meriterebbe un approfondimento e vera ricerca sulla reale cultura aziendale di ciascuna impresa.  Bassa competizione fra i singoli non vuol dire scarsa “garra”, come direbbero in  Uruguay. Lo stimolo a fare meglio di tutti – come in tutti gli sport di squadra –  deve restare. Scegliere il vostro “dream team” di innovazione richiede un coach saggio e visionario che sappia costruire la squadra vincente. Come disse il miliardario Ross Perot sulla sua modalità di coaching e selezione dei membri del suo dream team:  “Quando costruisci un team, cerca sempre quelli che amano vincere. Se non riesci a trovarli, allora cerca quelli che odiano perdere”.

Se avete incertezze su come farlo, noi siamo qui anche per darvi una mano. Buon Lavoro.

 

© Research Dogma 2021

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